Controllo Conti Correnti da parte dell’Agenzia delle Entrate

Con un provvedimento del 31 agosto 2018, l’Agenzia delle entrate ha avviato una procedura sperimentale per effettuare controlli sui conti correnti bancari con l’obiettivo di individuare ricavi non giustificati a rischio evasione fiscale. I bonifici giornalieri sospetti superiori a 1000 euro e quelli mensili che superano i 5000 euro saranno oggetto di controlli da parte delle autorità.

Le verifiche fiscali saranno retroattive, a partire dal 2014. Il contribuente riceverà un avviso e avrà a disposizione 15 giorni per fornire chiarimenti e spiegazioni. Il provvedimento mira a combattere l’evasione fiscale, scovando ricavi non dichiarati al fisco.

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Segnalazioni sui movimenti bancari anomali all’Agenzia delle Entrate: cosa succederà

L’Agenzia delle Entrate con provvedimento 197357/2018 del 31 agosto 2018 ha avviato in via sperimentale una serie di controlli a somme o ricavi che non risultano in dichiarazione dei redditi che potrebbero essere oggetto di evasione dell’Iva.

Gli accertamenti fiscali inizieranno con il 2014 e poi si proseguirà poi con le operazioni più recenti. Particolarmente complesse da analizzare saranno le situazioni in cui il conto corrente è cointestato oppure i casi di deleghe aziendali per cui l’intestatario del conto è il rappresentante legale di un’impresa o un’associazione. Gli accertamenti fiscali procederanno in questo modo, le banche invieranno all’Agenzia gli estratti conto bancari con il saldo scalare e il totale complessivo delle entrate. I dati saranno confrontati con le relative dichiarazioni dei redditi, se dovesse risultare una discrepanza sostanziale tra le cifre, l’Agenzia delle Entrate farà partire l’accertamento fiscale con la relativa comunicazione al contribuente. I primi a essere controllati saranno ovviamente quei conti correnti su cui vengono eseguite operazioni con importi elevati o movimenti anomali.

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Come sarà attivata la procedura per la verifica fiscale dei conti correnti bancari?

La divisione centrale dell’Agenzia delle Entrate lavorerà a stretto contatto con le direzioni territoriali regionali e provinciali, comunicando l’intestatario e il numero di conto da controllare.

Gli uffici territoriali dell’Agenzia delle Entrate svolgeranno le attività di verifica e accertamento inviando poi un documento elettronico di feedback. Una volta accertata l’anomalia, l’Agenzia invierà un avviso al contribuente che dovrà fornire chiarimenti e spiegazioni, consegnando tuta la documentazione bancaria, in situazioni particolari verranno concessi tempi di risposta più lunghi.

Il contribuente che riceve un avviso di accertamento fiscale viene a trovarsi in una situazione delicata e complessa. In questi casi è importante affidarsi a un avvocato tributario o fiscalista, competente e qualificato, che assista il contribuente nella documentazione da presentare e nelle comunicazioni con l’Agenzia delle Entrate.

Come avviene il controllo dei bonifici bancari?

I soggetti finanziari, banche, istituti di credito, poste italiane, società di gestione patrimoniale e fondi, invieranno i dati relativi non solo ai conti correnti bancari, ma anche a movimentazioni delle cassette di sicurezza, entrate e uscite per i conti risparmio e deposito titoli azionari e/o obbligazioni.

Potranno essere svolte anche verifiche incrociate, tipo redditometro, su consumi e guadagni per verificare che le spese sostenute siano congrue con il livello di reddito riportato in dichiarazione fiscale.

Restano esclusi dagli accertamenti fiscali, i finanziamenti personali e i fondi pensione, mentre verranno controllati tutti i ricavi derivanti da titoli azionari o obbligazioni e le operazioni di compravendita di metalli preziosi come oro argento e diamanti.

Nel diritto tributario l’onere della prova è a carico del contribuente?

Nel processo tributario vige la regola dell’inversione delle prova per cui l’onere di provare fatti modificativi e contrari a quanto preteso dall’autorità tributaria spetta al contribuente. Quest’ultimo deve fornire prove analitiche e non generiche, per dimostrare all’Agenzia delle Entrate che gli importi sospetti e contestati non si riferiscono ad operazioni soggette ad imposizione fiscale. La soluzione migliore in questi casi sarà quella di avvalersi della competenza e professionalità di un avvocato tributarista che fornisca consulenza nella produzione degli elementi liberatori.

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